Si è vero: il 17 18 e 19 Maggio è stato forse il week end più piovoso del mese di maggio. Si, è vero: forse avevamo programmato di essere troppo all’Arena di Milano, con tutta quella pioggia
Eppure.
Eppure c’era anche un coro Gospel. Il Saint Basil’s Chorus. Un gruppo affiatato. Bravo nell’esecuzione musicale. Il passaggio dal passato al presente, nell’uso dei verbi, è fisiologico. In effetti questi ragazzi, ma sono in parecchi ad aver superato quota -anta, dimostra quanta disponibilità ci sia tra di loro ad investire sul presente e sulla musica.
La musica riesce più di ogni altro linguaggio a decifrare le parole e le note dell’anima. La musica parla alle emozioni, alla parte più profonda di quello che ogni essere umano è. Ed è per questo che ognuno di noi ha una sua canzone, che lo identifica, lo racconta, lo descrive. Per questo la musica rappresenta il modo più semplice per dire ti amo alla vita, oppure per dirle il suo contrario: addio
In ogni caso si passa attraverso un pentagramma più ancora che attraverso la poesia o un libro o un sonetto. Forse perché essendo stato chiunque un soggetto incapace di parlare appena nato, ha espresso con i suoi le sue emozioni. Siamo ancorati ad un archetipo: il suono, le note, una melodia magari suonata o cantata mentre qualcuno ci cullava. È l’ancoraggio ad una forma di passato che ci rende quello che siamo. Il nostro passaggio breve su questo pianeta è segnato dal senso del nostro vivere che si manifesta attraverso il suono, attraverso un insieme di note. E anche gli ultimi passi di quest’avventura terrena sono segnati dal suono del pianto delle nostre lacrime
Anche l’ultimo vagito è un segno della vita che è l’alpha e l’omega dell’esistenza umana. E forse non è un caso.
Signore e signori il Saint Basil’s Chorus